“Io sono fatto così punto e basta, Si lo so, ho questo carattere. I miei colleghi si devono adeguare, mi devono accettare per come sono fatto. Non ci posso fare nulla”.
Chissà quante volte ti sarà successo, all’interno di un punto vendita, di sentir parlare così un tuo collega. Mi auguro ovviamente che non sia mai stato tu a esprimerti in questo modo! Chi tende ad assumere questi comportamenti in un negozio o in un’azienda? Sicuramente chi non ha acquistato nel corso della sua esperienza professionale la giusta cultura del lavoro. Ma cosa si intende per cultura del lavoro? Scopriamolo insieme.
Cultura del lavoro: cosa vuol dire?
Al momento del colloquio, il titolare del negozio “acquista” le prestazioni di un venditore (per essere più morbidi, diciamo che “prende in carico” un certo numero di ore di lavoro) e si aspetta che sia perfettamente performante. Il titolare del negozio quindi non acquista i suoi “difetti di fabbricazione” del collaboratore ma ripone in questo precise aspettative mirate allo sviluppo dell’attività. Questo significa che il collaboratore deve garantire almeno due cose fondamentali all’attività commerciale in cui lavora:
- L’insieme di abilità, conoscenze e competenze per assicurare un servizio di valore al cliente, per superare le sue aspettative, deliziarlo e generare fidelizzazione.
- Un eccellente capacità di lavorare in team, di assumersi delle responsabilità collettive, di collaborare attivamente con i colleghi, di vivere lo spirito del team e di essere “educato” a lavorare in team.
Questi due aspetti sono necessari per ogni addetto vendite. All’interno del negozio infatti tutto ciò che non è funzionale alla crescita dell’attività vanno appunto lasciate fuori dal negozio. Ecco perché un eccellente addetto vendite non può comportarsi sul luogo di lavoro come si comporterebbe invece in famiglia o con gli amici. La dimensione lavorativa non c’entra con quella della vita privata, è un altro mondo, con molte altre regole.
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Ecco come essere più performante
I difetti quindi vanno lasciati fuori dal negozio. Spesso invece ci sono dei commessi (appunto, non addetti vendite) che si prendono la libertà di portare all’interno dell’attività commerciale, con grandissima disinvoltura, quello che accade nella loro vita privata. Tutto questo è assolutamente sbagliato perché in questo modo si compromette il clima aziendale, oltre che fornire un pessimo esempio. Inoltre gli effetti dei conflitti interni tra collaboratori ricadono senza alcun dubbio sul cliente, il quale è il vero datore di lavoro. La proprietà dunque “acquista” solo i punti di forza del collaboratore e nessuno può in alcun modo portare in negozio i suoi “difetti di fabbricazione”, proprio perché l’azienda non li ha acquistati è giusto che restino all’esterno.
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Cultura del lavoro e responsabilità: il volto del venditore moderno
Un addetto alle vendite – ricordiamolo sempre – deve assumere un comportamento eccellente all’interno dell’attività che sia sempre in linea con il ruolo che svolge. Questa infatti è una professione davvero particolare e di grande sensibilità, ecco perché è fondamentale evitare qualsiasi forma di improvvisazione e agire – appunto – da professionisti. Si crede, erroneamente, che basti fare le proprie ore di lavoro per avere la coscienza a posto e ritenere di aver fatto il proprio dovere. Ma non è con la quantità che si fa la davvero differenza in questo mercato: la si fa invece con la qualità! Il moderno venditore deve avere una cultura del lavoro improntata alla responsabilità rispetto al ruolo ricoperto. Il punto vendita non è solo una “mucca” da mungere per garantirsi lo stipendio necessario a soddisfare i propri bisogni. È un’azienda a cui ognuno deve apportare valore, in maniera unica e distintiva. A patto che ci sia coerenza proprio da parte dell’azienda stessa, la cui proprietà deve essere rispettosa dei suoi addetti salvaguardandone la dignità da ogni punto di vista.
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